FAQ
FAQ - Frequently Asked Questions
L’ipnosi: cos’è e cosa non è?
L’ipnosi è uno stato speciale di coscienza e, al tempo stesso, un processo caratterizzato da attenzione focalizzata e maggiore flessibilità cognitiva.
L’esperienza dell’ipnosi varia da persona a persona, anche sulla base della propria suscettibilità ipnotica, ma solitamente non si accompagna alla perdita della propria coscienza (se mai, vi è, come già segnalato, una maggiore flessibilità cognitiva e percettiva), né tanto meno una perdita della propria volontà.
Ipnotizzabilità: cos’è, da cosa dipende, come si misura e qual è il suo ruolo in
Ipnotizzabilità: cos’è, da cosa dipende, come si misura e qual è il suo ruolo in ambito terapeutico?
L’ipnotizzabilità o suscettibilità ipnotica denota l’abilità del soggetto ipnotizzato di esperire e realizzare le suggestioni fornite dall’ipnotista. Statisticamente, solo il 10-15% dei soggetti risulta essere altamente ipotizzabile, il 10% scarsamente ipotizzabile, mentre la maggioranza dei soggetti presenta una ipotizzabilità media. Tuttavia, ai fini del risultato terapeutico, non è necessaria una elevata ipotizzabilità, tranne che nel dolore acuto chirurgico.
L’ipnotizzabilità è in parte un tratto genetico, espressione di un vivido coinvolgimento immaginativo, in parte un tratto acquisito, come espressione della relazione terapeutica.
L’ipnotizzabilità può essere misurata sulla base del vissuto del soggetto ipnotizzato, con scale di misurazione comportamentali (quali, ad es., la Stanford Hypnotic Scale), e, in misura più oggettiva e scientifica, con metodiche elettrofisiologiche sofisticate (i.e., analisi EEG bispettrale).
Che cos’è l’autoipnosi?
L’autoipnosi rappresenta l’estensione (generalizzazione) del processo ipnotico dallo studio dell’ipnoterapeuta all’ambiente domestico. È parte integrante di qualunque ipnositerapia, potenziandone gli effetti e la durata. Il paziente viene istruito ad entrare in trance con opportuni comandi post-ipnotici ed a rivivere esperienze e suggestioni della seduta ipnotica, stimolano l’esplorazione creativa di visualizzazioni positive.
Qual è il ruolo clinico dell’ipnosi?
L’ipnosi è la più longeva delle psicotrapie, ma soltanto di recente il suo ruolo clinico ha cominciato ad essere pienamente riconosciuto. La migliore conoscenza dei meccanismi dell’ipnosi e l’affinamento delle tecniche e strategie ipnotiche (i.e., ericksoniane) hanno consentito un progressivo e significativo ampliamento degli ambiti di applicazioni, dal controllo del dolore, ai disturbi psichiatrici e psicosomatici, in odontoiatria ed ostetricia, solo per menzionare alcuni. Tuttavia va ricordato che l’ipnosi non è una panacea e che spesso il suo impiego va armonizzato all’interno di un approccio multimodale e multidisciplinare.
L’ipnosi ha fondamenti neurobiologici
Lo sviluppo tumultuoso delle neuroscienze (soprattutto studi elettrofisiologici e di neuroimaging) negli ultimi decenni ha avuto un’importante ricaduta nel campo dell’ipnosi, consentendo di chiarire i fondamenti neurobiologici della trance, così contribuendo a tracciare una sorta di neuromatrice del cervello ipnotico, ovvero delle aree cerebrali più attivamente coinvolte
L’ipnosi è una pratica clinica scientificamente affidabile?
In questi ultimi anni, grazie allo sviluppo della ricerca clinica e di base sul campo, l’ipnosi ha abdicato quell’alea di empirismo e, talora, di ciarlataneria, che l’aveva afflitta nel passato, per diventare, a tutti gli effetti, una disciplina scientificamente fondata, clinicamente rilevante e matura. Inoltre si è rivelata essere un formidabile e affidabile strumento fisiologico di indagine sul sistema nervoso centrale e sulle funzioni cognitive. È questa davvero una rivoluzione copernicana nel campo.
Chi può praticare l’ipnosi?
L’ipnosi è una pratica medica/psicoterapica e, come tale, secondo le normative vigenti, le figure professionali abilitate all’uso terapeutico dell’ipnosi sono medici, psicologici/psicoterapeuti e odontoiatri. Va tuttavia sottolineato come la normativa italiana sia più restrittiva rispetto al altre normative in vigore in gran parte dell’Unione Europea e negli Stati Uniti, ove l’uso dell’ipnosi è consentito ad altre figure professionali (ad es., fisioterapisti, chiropratici, ecc.), purché formate e certificate da training riconosciuti.
Quale ipnosi e in quali situazioni: classica o ericksoniana?
Benché l’ipnosi ericksoniana rappresenti la moderna evoluzione dell’ipnosi tradizionale o classica, finalizzata al superamento delle resistenze sempre più spesso incontrate in ambito terapeutico, non vi è alcuna evidenza che ne supporti la superiorità assoluta. Conseguentemente la scelta dell’approccio terapeutico diretto (classico) o indiretto (ericksoniano) dipende al quadro clinico, dal contesto psicodinamico e terapeutico, e resta prerogativa dell’operatore sanitario, anche sulla base della sua formazione e competenza.
Vi sono dei rischi connessi alla pratica ipnotica?
Come ogni terapia efficace, anche l’ipnosi non è immune da potenziali effetti collaterali e/o complicanze, solitamente modesti e transitori. Se affidata in mani esperte, l’ipnosi rimane tuttavia una delle più sicure metodiche terapeutiche, con un eccellente profilo di sicurezza.
A chi rivolgersi per l’ipnosi?
È importante che il paziente si affidi ad ipnoterapeuti qualificati e certificati (ad es. da società scientifiche, enti formativi, ecc.), evitando accuratamente ipnotisti da palcoscenico e comunque di dubbia formazione. Iniziative come il Blue Book hanno appunto la finalità di orientare nelle scelte e di informare correttamente il paziente.